Il testo è liberamente tratto dal volume del 1987 “La Misericordia di Anghiari – Una lunga vita per gli altri” di Loris Babbini e Alberto Benedetti.
La guerra
Si è già sotto la minaccia della guerra, di una guerra che si rivela per più anni un triste flagello, in tutti i suoi imprevedibili aspetti, e che si riversa con tutta la sua ansiosa oppressione sulla popolazione e sull’intero paese.
Anche nelle istituzioni e organizzazioni similari alla Misericordia, negli enti pubblici e, per adoperare il termine d’epoca, nei cosiddetti “enti autarchici”, si vive in un clima di disarmante incertezza.
Il conflitto è formalmente dichiarato il 10 giugno 1940. In seno agli enti ed associazioni paesani è sempre più difficile potersi trovare collegialmente riuniti: lo stato di guerra rappresenta un quasi costante ostacolo alla possibilità di legali riunioni associative, sia di Magistrato che generali, anche per il fatto che numerosi associati, fra cui i dirigenti attivi, si trovano richiamati alle armi.
Così non viene più rinnovato il Magistrato, né le altre cariche previste dallo Statuto e si deve perciò proseguire il governo dell’Istituzione con lo stesso corpo dirigente, ancorché scaduto nel suo mandato.
Neppure manca il grave disagio dell’occupazione della residenza di Badia da parte delle truppe alleate, vicenda questa del tutto ostica per la continuità di ogni legale formula di buon governo, specialmente per la sicura conservazione dei materiali e dei carteggi sociali.
Ad un certo momento è un vivere di scoraggianti componenti che rendono ancora più pesante la situazione; l’oscuramento totale del paese, gli allarmi aerei, il coprifuoco e purtroppo anche una costante minaccia personale in una ansiosa atmosfera di imprevedibili ritorsioni ideologiche. Funeste ed indiscriminate cannonate prima e dopo il passaggio del fronte di guerra, particolarmente dirette sull’abitato del paese, completano la luttuosa cornice. Indubbiamente in seno agli enti paesani non c’è né tempo, né modo per una costante azione dirigenziale e questo stato di cose è anche il gravoso problema della Misericordia: dopo la seduta del Magistrato tenutasi il 30 giugno 1940, si forma un lungo vuoto di attività collegialmente deliberativa, buio che ha termine con la seduta del 22 febbraio 1945, che, dopo quasi 5 anni, segna la ripresa delle verbalizzazioni dello stesso Magistrato riunito in sede collegiale.
In questa prima seduta, avvenuta in forma straordinaria, fra l’altro – non a caso – figura all’ordine del giorno, “la convocazione dell’assemblea degli iscritti per la nomina del Governatore, del Cancelliere Segretario e di undici consiglieri in surrogazioni dei decaduti”….
Convocata quindi l’assemblea generale, il Governatore, nella persona del confratello Dante FRANCESCHINI, quasi a giustificare l’inusitato prolungato buio deliberativo dell’Istituzione, d’inizio di seduta, formalmente fa la sua introduzione:
Va detto che la lunga vita dei Magistrati della Misericordia, pur procedendo nel tempo secondo la linea formale più impeccabile, non è stata libera dal subire certi snaturati gerarchici provvedimenti, purtroppo sempre con inevitabile danno e disagio delle persone attive e conseguentemente degli enti contro i quali vengono pronunziati. “Cosucce” che ormai fanno anch’esse parte della storia generale e come tali oggi affiorano nelle indagini sui comune passato. La Misericordia, colpita da una simile ingiusta prassi, deve rinunciare alla pur preziosa opera di fedeli e qualificati dirigenti, pedine indispensabili, se non addirittura garanti del sicuro adempimento dei suoi alti fini sociali.
Tutto accade per effetto dell’elezione avvenuta nel corso dell’adunanza generale per le nomine del Cancelliere-Segretario per il triennio 1937-39 e di un Consigliere per l’anno 1937.
Il verbale di votazione e della formale proclamazione degli eletti, inviato per la convalida alla Prefettura di Arezzo, è approvato con “l’esclusione della nomina del nuovo eletto Consigliere confratello Livio BUSATTTI perché non è iscritto al Partito Nazionale Fascista”. È un doloroso evento per la Misericordia, della quale questo fedele confratello è da considerarsi l’”anima” per tutto quello che ad essa si era dedicato fino dai migliori anni della sua vita.
Circa tre anni dopo, il 31 dicembre 1939, altre votazioni hanno luogo per la nomina di undici consiglieri per il biennio 1940-4 1. Il relativo verbale, in ossequio alla solita prassi, è rimesso alla Prefettura di Arezzo per la convalida delle nomine avvenute. La Prefettura, con sua successiva comunicazione, così si esprime: “Si comunica che tra gli undici consiglieri di nuova nomina vanno sostituiti: PANICHI SILVIO, LEONARDI ANTONIO (perché non inscritti al P.N.F.), ZOI PIETRO (perché non coniugato)”.
Il periodo di guerra vissuto dalla Misericordia a volte non consente, come è stato detto prima, lo svolgersi dell’iter formale da seguire sia nelle operazioni amministrative che organizzative. Ciò però non significa alcun arresto delle opere di carità e di assistenza, né alcun sopimento di quel caldo entusiasmo che i suoi iscritti, del tutto volontariamente, profondono nell’espletamento di esse.
Fedele testimonianza di questo altruismo dei “Fratelli della Misericordia”, spesso spontaneamente affiancati nel bene da non pochi volenterosi anghiaresi, prima, durante e dopo il passaggio del fronte di guerra, in una sconfortante atmosfera di desolazione e di pericolo immediato, viene oggi fornita da una consistente, anche se stinta, sgualcita e slegata documentazione d’epoca. In essa dagli umili fratelli Capiguardia vengono annotati cronologicamente i servizi svolti, con scrupolosa continuità, per il trasporto sia di ammalati ed infortunati, come delle salme al cimitero, effettuati dalle squadre della Misericordia, spesso sotto il cupo rumore del cannone, al quale, non di rado, seguiva il violento, imprevedibile scoppio delle granate.
E con viva commozione che si leggono nomi e date ormai cancellati dalla memoria di oggi, che, posti in relazione di quelle tristi giornate, ci riscoprono di colpo dolenti vicende familiari, caotici avvenimenti, a volte anche luttuosi, del vecchio e meno vecchio ambiente anghiarese.
Ad esempio e ricordo di questo prendiamo uno degli avvenimenti più dolorosi che mai si siano registrati nella lunga vita paesana e ove la Fratellanza dette tutto di sé, in una pietosa opera di soccorso e di commovente suffragio per le povere vittime della sciagurata vicenda.
18 agosto 1944, mattino inoltrato del dopo fronte la CASERMA DEI CARABINIERI di ANGHIARI e “CASA BARTOLOMEI”, sono quasi disintegrate, scomparendo la prima, come gran parte della seconda, in una larga voragine di rottami e di muri crollati, inesorabile tomba di quasi tutte le persone, militi ed inermi civili che in quel momento si trovano negli edifici.
Ancora un disastro e un lutto provocati dalla macchina bellica, premeditatamente ed accuratamente predisposta e compiuta dalle truppe tedesche, che, al punto giusto, fanno brillare il micidiale ordigno. Dopo lo schianto è un caotico smarrimento, un fuggi fuggi ed un incosciente accorrere per i primi interventi, generosi, ma troppo generali tentativi di soccorso!
Dalle calligrafie dei volenterosi capiguardia operanti, abbiamo le annotazioni di nomi e date di quelle giornate, un doloroso “iter”, ma pur sempre degno di essere ricordato nella sua semplicità, quale attendibile e unica rassegna degli avvenimenti.
Queste le vittime che perdono la vita:
E estratto dalle macerie, in gravi condizioni, il carabiniere GIOVANNI DENTE, concittadino.
Questa la mesta, ma tanto umana e civile cronaca della Misericordia, tale e quale ce la riportano i “fogli dei servizi” svolti giorno dopo giorno:
19agosto 1944 – Salme di PASQUALE MEONI e di MAFALDA LEUCALITTI, già convogliate dal luogo del sinistro alla stanza obitorio dell’ospedale, che furono trasportate al cimitero con le presenze seguenti:
Gino Giabbanelli, Francesco Bonarini, Leone Bruschi, Zanetto Innocenti, Aldo, Piero e Gino Tognetti, Loris Babbini, Publio Roselli, Carria Terzilio, Loris Merendelli, Siro Pierantoni, Giuseppe Magrini, Berio Nocentini, Spartaco Cacioli.
Trasportato con carro funebre, dalla stanza obitorio dell’ospedale al cimitero le salme di Probo, Roberto e Arnaldo Palombini, Maresciallo dei CC. Adamo Capulsini. Presenze: Sergio Papini, Ezio Santi, Walter Allegretti, Gino Magrini, Gino Giabbanelli, Francesco Bonarini, Leone Bruschi, Aldo, Piero e Gino Tognetti, Loris Babbini, Publio Roselli, Terzilio Carria, Siro Pierantoni, Berio Nocentinì.
20 agosto – Trasportata la salma di Elena Bartolomei dalla Propositura al cimitero dai presenti: Pietro Tanfi, Leone Bruschi, Gino Giabbanelli, Giuseppe Magrini, Sergio Papini, Ezio Santi, Dante Franceschini, Enea Giorni, Enzo Checcaglini, Enrico Guadagni, Alfredo Iacopini.
Trasportate le salme di Ida Sanleonini Bartolomei e Teresa Socali Meoni dalla Propositura al cimitero. Presenze: Gino Bertusi, Settimio Leonardi, Enea Giorni, Pietro Tanfi, Stefano Polverini, Alfredo lacopini, Renato Boriosi, Loris Babbini, Guido Inghirami, Pietro Checcaglini.
Trasportata la salma di Meoni Dante dalla Propositura al cimitero Presenti: Stefano Polverini, Pietro Tanfi, Enea Giorni, Settimio Leonardi, Alfredo Iacopini, Pietro Checcaglini.
21 agosto – Trasportata la salma di Pieracci Redenti Maria dal luogo del sinistro al cimitero – Presenti: Pietro Tanfi, Stefano Polverini, Enea Giorni, Settimio Leonardi, Pietro Checcaglini, Aldo Tognetti, Alipio Ricceri.
22 agosto – Trasportata la salma del V. Brigadiere CC. Saverio Faraone dal luogo del sinistro al cimitero – Presenti: Settimio Leonardi, Pietro Tanfi, Enea Giorni, Stefano Polverini, Aldo Tognetti, Alipio Ricceri.
23 agosto – Trasportata la salma di Inci Marietta dal luogo del sinistro al cimitero Presenti: Alfredo Iacopini, Enzo Checcaglini, Settimio Leonardi, Enea Giorni, Umberto Zanchi, Duilio Pulcini, Felice Paci, Berio Nocentini, Stefano Polverini.
Esigenze e realizzazione della nuova sede
Finita la guerra, all’interno dell’Istituzione ritorna la vita di sempre, fermamente tesa all’assolvimento dei suoi compiti, con l’ausilio delle sue più modernizzate attrezzature, rese tali con estrema parsimonia di spesa, ma soprattutto fidando nel tangibile sostegno, mai venuto meno, dei benemeriti enti paesani e di buoni e bendisposti cittadini.
Anche se sempre immutabile è l’attaccamento di tutti gli appartenenti alla Misericordia verso l’antica sede di Badia, tuttavia è avvertita da tempo la necessità di una più ampia e razionale residenza, in correlazione alle nuove esigenze organizzative e tecniche.
Queste considerazioni inducono il Magistrato ad esaminare più concretamente questa necessità, tanto che con sua deliberazione del 29 aprile 1934, progetta la possibilità dell’alternativa alla vecchia residenza di Badia, con altro edificio idoneo, ove poter creare, occorrendo, una sede sociale più centralizzata, comportante tutti quei servizi confacenti ad una Misericordia in continuo sviluppo. La stessa deliberazione, redatta nel testo che segue, pone in particolare evidenza il progetto e le rispettive fonti finanziarie, in partenza positive, che si devono predisporre a sostegno della sua realizzazione:
Il suddetto provvedimento è approvato dall’assemblea nell’adunanza generale del 13 maggio successivo.
Ma l’ambito progetto ha vita corta e tutto è revocato dallo stesso Magistrato con suo deliberato del 25 agosto 1935, nella considerazione che per l’acquisto dello stabile ex segheria Frini, si dovrebbero alienare L. 32.000 di titoli nominali di rendita pubblica 3,50%, mentre, nel frattempo, il prezzo di Borsa dei titoli stessi si è ridotto ad un valore assai minore di quello preventivato, per cui non si trova più conveniente la loro vendita, tanto da dover rinunciare all’acquisto del suddetto edificio.
Sfumata la realizzazione del progetto di una nuova sede, si deve ricercare altro spazio, sia pure in linea provvisoria. Pertanto con decisione magistrale del 10 novembre 1935, è affittato un locale situato in Via Vittorio Veneto, di proprietà dei coniugi Dragoni Aroldo e Vagnetti Maddalena, ove vengono collocati i carri funebri, l’autoambulanza ed altre cose e oggetti, per il canone annuo di L. 700, per la durata di 3 anni.
Il problema non si ritiene però risolto per la scarsa adattabilità all’uso di rimessa di questo locale, come per il suo affitto eccessivamente gravoso per le possibilità dell’Opera Pia. L’argomento viene di nuovo esaminato nella seduta del Magistrato tenutasi il 4 settembre 1938, in una nuova visione che opportunamente si prospetta attraverso adeguati contatti con la Fraternita di S. Maria del Borghetto, proprietaria in perpetuo dell’ex Convento della Croce, contatti resi possibili soprattutto grazie all’interessamento personale del Presidente della stessa Fraternita, cav. Manfredo GIANNINI, anche Podestà di Anghiari. La Misericordia può così avere il locale adatto, posto a piano terra dell’ex Convento della Croce, anche sede ospedaliera, per l’uso di rimessa per i suoi mezzi di soccorso e di assistenza.
La concessione avviene senza alcun onere di affitto per l’evidente motivo ch’essa riveste il carattere e lo scopo di pubblica assistenza e beneficenza ed è deliberata dalla stessa Fraternita il 26 agosto 1938 per la durata di anni 29, salvo rinnovo.
Il provvedimento è approvato dalla Giunta Provinciale Amministrativa che però limita la concessione ad anni 9, salvo tempestive riconferme.
Occorrono però notevoli lavori di adattamento del locale, preventivati in L. 5.000 di spesa, che è fronteggiata dalla Misericordia con un mutuo contratto presso la Cassa Rurale di Anghiari.
La possibilità di poter dare all’Istituzione una nuova sede sociale, si ripresenta nuovamente nel 1965. Il particolare problema è così introdotto dal Governatore ARIO TUTI, nel corso dell’adunanza generale del 13 gennaio:
Inoltre l’edificio è ridotto in condizioni veramente tali che abbisognerebbe di una massiccia restaurazione e rafforzamento nei singoli piani, ciò che indubbiamente comporterebbe sforzo economico che l’Istituzione assolutamente non potrebbe fronteggiare. D’altra parte, anche ammesso questo, non si otterrebbe che un limitato miglioramento nella forma strutturale della vecchia costruzione, nata con criteri di tempi passati, certamente non trascurabili allora, ma che oggi non possono più competere con le pur minime esigenze di una Istituzione di soccorso e di assistenza a livello di un’attuale Misericordia.
Veramente, e da molti anni, si sono fatte considerazioni simili, purtroppo sempre rimaste senza pratico fondamento, non essendosi mai profilata una linea tale da far giungere alla soluzione del problema.
Sennonché, da poco più di un anno, è in corso una trattativa, che sembra volgersi essenzialmente in favore della nostra Confraternita, per la cessione del fabbricato, già Ospizio dei Padri Francescani della Verna, posto in Anghiari in via della Stazione, a questa Istituzione, la quale si presenta ben disposta per la cessione in questione per un prezzo d’acquisto, che sicuramente sarà molto inferiore al reale prezzo dell’immobile, a patto che rimanga contrattualmente stabilita la destinazione del fabbricato a nuova sede sociale di questa nostra Confraternita.
La pratica è patrocinata con la massima efficacia dalla Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia in Firenze, con il personale interessamento del suo Presidente Avvocato ALFREDO MERLINI, che allo stato degli atti, è pressoché giunta al suo stadio conclusivo: rimane solo da ultimare la prassi di carattere giuridico da parte del Comune di Firenze, il quale, per antico privilegio, ha diritto di proprietà anche sull’ex Ospizio anghiarese. A questo proposito è in corso il rilascio del consenso da parte dello stesso Comune di Firenze, quale legale proprietario dell’edificio, oggetto della donazione. Dopodiché potrà essere stipulato il contratto finale”.
L’approvazione da parte dell’assemblea dell’esauriente esposizione fatta dal Governatore, risulta unanime, tanto che per accelerare i tempi, nella stessa seduta viene deliberato di delegare al Magistrato ogni operazione per la prosecuzione della pratica, in particolare al Governatore di procedere alla stipulazione dell’atto legale per il passaggio alla Misericordia dell’ex Ospizio Francescano, da destinare a nuova residenza sociale dell’Opera Pia.
L’entusiasmo e l’impegno così manifestati non fanno sottovalutare le pesanti difficoltà che già si presentano per assicurare l’immancabile sostegno economico certamente necessario a questo fine.
Nell’adunanza generale del 18 dicembre 1966 è nominato un Comitato con lo scopo di mettere in atto ogni eventuale possibilità di raccolta di fondi pro-nuova sede sociale, fondi da doversi accantonare unitamente a quelle economie di gestione che si possono verificare nei futuri esercizi finanziari.
Il Comitato istituito a carattere permanente fino alla realizzazione in progetto, risulta composto dai confratelli ARIO TUTI – Governatore, LORIS BABBINI – Cancelliere Segretario e il cav. CARLO CHIELI, Membro del Magistrato.
Dopo un complesso svolgersi di rapporti, intercorsi anche direttamente fra le parti interessate, la vicenda giunge al suo epilogo completamente favorevole per la Misericordia, tanto che il Comune di Firenze definitivamente dispone la donazione alla stessa del vecchio edifico in questione, senza alcuna spesa od onere ad essa imputabile. Pertanto nel corso dell’adunanza generale dell’Istituzione tenutasi il 27 dicembre 1966, unanimemente viene deliberata l’accettazione della donazione dell’ex ospizio di “FRA’ DAMASO” – come tale viene comunemente chiamato l’edificio – dal donante Comune di Firenze, proprietario, alla Confraternita di Misericordia di Anghiari.
Il Governatore GINO CEPPODOMO, succeduto nell’incarico già ricoperto dal confratello ARIO TUTI, annunzia all’assemblea convenuta il favorevole epilogo dell’appassionante vicenda, come risulta nel testuale verbale che segue:
Essendo queste le finalità della Confraternita, non vi può essere difficoltà ad accettare la donazione sotto la espressa condizione, tanto più che il passaggio avverrà senza alcuna corresponsione di prezzo e quindi senza causare alla Misericordia il benché minimo aggravio economico. In questa favorevole prospettiva, riuscirà più facile alla Fratellanza di fronteggiare l’ingente finanziamento necessario per poter intraprendere i costosi lavori di trasformazione e di restauro del vetusto, purtroppo cadente stabile”.
Infine la stessa assemblea, riconoscente per la felice conclusione della pratica, unanimemente esprime la sua più viva soddisfazione con l’indirizzare allo stesso Comune di Firenze un doveroso e caloroso GRAZIE per il grande beneficio e la memorabile opera di bene generosamente offerti alla Confraternita di Misericordia di Anghiari dal benemerito massimo Ente Fiorentino.
Il 4 dicembre 1970 avviene in Firenze la stipulazione dell’atto formale di donazione dell’ex Ospizio di “FRA’ DAMASO”, rogato dal dott. Lapo Lapi, Notaro di Firenze, presenti le parti: Rev. Padre Bernardino, al secolo Lido Serafini, legale rappresentante della Provincia Toscana dei Frati Minori, detta di S. Francesco Stigmatizzato, Avv. Luciano Bausi, nelle funzioni di Sindaco di Firenze, donatore dell’immobile e il confratello Gino Ceppodomo, quale Governatore e legittimo rappresentante della Confraternita di Misericordia di Anghiari, beneficiaria.
Finalmente, da questo momento, prende forma concreta il tanto atteso progetto per una nuova, più centralizzata, più disponibile residenza sociale dell’Istituzione, mentre l’antico edificio di Badia rimane, come sempre rimarrà, la residenza onoraria, sicura e degna custode dei ricordi più cari del glorioso e indimenticabile passato della “Misericordia” anghiarese.
La soddisfazione e l’entusiasmo di tutti i consociati per la cessione
dell’Ospizio non riesce a nascondere quanto ancora c’è da fare per ristrutturare ed ampliare il pressoché cadente fabbricato, quel tanto da poterlo aprire agli importanti servizi di pubblica assistenza che proprio in esso devono meglio svolgersi e svilupparsi.
La realtà è che l’edificio abbisogna di profondi e vasti lavori di restauro e di ammodernamento, lavori che comportano un onere non indifferente, mentre esigua è la disponibilità finanziaria, alla quale, con grande sforzo, si è finora giunti, destinandovi le ristrette economie gestionali, le offerte varie e quant’altro si è potuto trarre tramite l’apposito Comitato pro-nuova sede.
Ma la carità, ed è proprio vero, non ha limiti: “un gran gesto… un altro memorabile avvenimento per Anghiari e un DIO NE RENDA MERITO ai Signori MARCO e TINA BUITONI!”.
Il Cavaliere del Lavoro, Commendatore MARCO BUITONI, da qualche tempo stabilitosi nel nostro Comune, generosamente, con gesto di squisita sensibilità verso la Misericordia, si assume in proprio tutto l’onere del riattamento del vetusto fabbricato; i lavori per sua personale sollecitudine sono subito iniziati. Nell’ambito dello stesso edificio vengono così creati una cappella, che si dedica a S. MARCO, in onore e a perenne ricordo dell’omonimo BENEFATTORE, una spaziosa sala per riunioni e attività culturali; un ampio garage, uffici, un indispensabile arredamento di tavoli e di sedie e un quartiere da usarsi eventualmente anche per abitazione.
Accanto a questa grande generosa testimonianza di carità cristiana va sottolineato il gesto della Consorella LEDA MARTINI, che, per rendere possibile l’intero ciclo di lavori, pone un perpetuo vincolo sul terreno di sua proprietà, adiacente l’ex Ospizio.
Vengono iniziati i lavori. Il 3 maggio 1973 il Sindaco di Anghiari, sig. BERIO NOCENTINI, per un’assenza improvvisa del Cavaliere del Lavoro MARCO BUITONI, ne dà ufficialmente il suo simbolico inizio; i lavori vengono affidati alla valente opera dell’Impresa Edile del confratello IVAN VENTURINI, sotto la direzione del Geom. LUIGI MARIANI, che ne è il progettista e che vuole offrire la sua opera del tutto disinteressatamente.
Il 22 giugno 1974, dopo circa un anno dall’inizio della costruzione, ha luogo, in forma ufficiale, l’inaugurazione dell’ex Ospizio di “FRA’ DAMASO”, completamente restaurato e ristrutturato, per la prima volta aperto agli usi della Confraternita di Misericordia di Anghiari, che annunzia il fausto avvenimento alla cittadinanza con il pubblico manifesto, nel cui testo così si esprime:
L’antico Ospizio Francescano, che il Comune di Firenze donò alla Misericordia di Anghiari nel luglio 1966, si presenta oggi radicalmente trasformato e adattato alle moderne esigenze di un servizio di assistenza immediato ed efficace che la nostra Confraternita, inspirandosi alle tradizioni che l’hanno resa benemerita nel passato, intende continuare nel futuro.
Nel dare al paese questo annuncio che reca l’impronta delle cose belle e rende duratura nel tempo la memoria di chi ha contribuito a realizzarle, il Magistrato addita nelle persone dei Sigg.ri Cavaliere del Lavoro MARCO BUITONI e gentile Consorte CELESTE, i benefattori generosi che hanno reso possibile, con il totale rilevante intervento personale, la realizzazione dell’opera che reca vantaggio all’intera Comunità di Anghiari e che potrà anche ospitare le varie opere caritative, culturali e sociali paesane.
Tutta la Cittadinanza è invitata a prendere parte all’inaugurazione che avrà luogo il 22 giugno p.v. IL MAGISTRATO”.
Alla manifestazione partecipano, come ad una festa di famiglia, la massa dei cittadini di Anghiari, con la particolare presenza del Cavaliere del Lavoro MARCO BUITONI, il grande benefattore della Misericordia, già acclamato da tutta la Fratellanza suo GOVERNATORE ONORARIO.
Intervengono inoltre S.E. il Vescovo di Arezzo TELESFORO CIOLI, il Presidente Nazionale delle Misericordie d’Italia Avvocato ALFREDO MERLINI, il SINDACO di FIRENZE prof. LUCIANO BAUSI, il SINDACO di ANGHIARI sig. BERIO NOCENTINI, il Padre Vicario del Convento della VERNA, il COMANDANTE della
TENENZA dei CARABINIERI di SAN SEPOLCRO, i rappresentanti delle Confraternite di MISERICORDIA di S. Sepolcro e di Monterchi, il prof. GINO FRANCESCHINI e tante altre illustri e rappresentative personalità.
Il SINDACO di Firenze, prof. LUCIANO BAUSI, presenziando alla cerimonia a nome dello stesso Comune, fa dono di tre artistiche stampe d’epoca, raffiguranti famosi angoli della Sua bella Città, a significativo ricordo dell’avvenimento, per rendere ancora più vivo il legame di storia e di simpatia, esistente da vecchia data, fra Anghiari e Firenze.
S.E. il Vescovo TELESFORO CIOLI benedice la nuova Cappella dedicata a “S. MARCO”, celebrandovi la S. MESSA ed esaltando con la sua omelia il valore cristiano della carità e della misericordia. Nell’ampia sala per la prima volta aperta al pubblico, il Governatore GINO GIABBANELLI, dopo aver salutato e ringraziato gl’illustri ospiti, autorità e cittadini presenti, così inizia la sua relazione:
A questo punto si chiude il ricordo del felice avvenimento con un caldo, riconoscente quanto doveroso “Grazie e che DIO ne renda merito”, alla persona dell’Avvocato ALFREDO MERLINI, Presidente Confederale delle Misericordie d’Italia e dei Gruppi Donatori di Sangue “Fratres”, che tanto calorosamente si è adoperato in questa felice vicenda, indubbiamente determinante nella lunga esistenza della nostra Misericordia, come per tutto l’affetto che Esso ha sempre dimostrato per noi tutti e per il paese di Anghiari.
Oggi e per l’avvenire anche al più frettoloso passante, non sfugge e non sfuggirà quello che fu l’AVVENIMENTO MEMORABILE per Anghiari, segnato da una lapide, bene in vista nella rinata facciata del vecchio Ospizio Francescano dei Conventuali della Verna, che ne spiega così il significato:
Terminati i restauri alla nuova sede, ci si preoccupa di fornire alla storica sede di Badia un razionale intervento di ristrutturazione.
Avvalendosi dei benefici concessi dalla legge n° 457 del 1978, è possibile all’Istituzione promuovere l’azione di recupero della monumentale residenza di Badia, in parte ricoprendo la spesa progettuale di L. 24.000.000 con la richiesta di mutuo di L. 15.000.000, previsto dalla legislazione suddetta. Questi i lavori: rifacimento del tetto, del solaio, degli intonaci e pavimenti, impianto elettrico, termico, infissi interni ed esterni, rivestimento delle scale, servizio igienico, consolidamento delle murature portanti, costruzione di divisori e docciature.
Con deliberazione del Consiglio Regionale del 27 dicembre 1979 viene accolta la concessione del richiesto mutuo di L. 15.000.000, coi quali, ultimati i lavori, è coperta in parte la spesa finale di L. 20.253.000. La differenza di L. 5.253.000 viene fronteggiata con parte dell’avanzo d’amministrazione del rendiconto finanziario dell’esercizio 1980. I lavori vengono aggiudicati, su gara d’appalto, alla ditta Gervasio Coleschi, con la direzione del confratello dott. arch. PIETRO GIABBANELLI.
Il vecchio edificio, con il recupero di tutto il suo sottotetto, viene a disporre di un nuovo e razionale appartamento, costituito da due camere da letto, una sala, un cucinotto e bagno.